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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Carlo Ginzburg, Nondimanco. Machiavelli, Pascal

[Adelphi, Milano 2019]

Nel 2003 il saggio di Carlo Ginzburg intitolato Machiavelli: l’eccezione, la regola fa la sua comparsa sulla rivista «Quaderni storici». Quel testo segnava l’inizio di una ricerca affascinante, tortuosa e ancora “in corso”, così come dichiarato nel sottotitolo. Nondimanco. Machiavelli, Pascal inizia da qui: un’idea, quella di leggere Machiavelli ponendo al centro la casistica medievale, che tiene assieme i nove capitoli dell’ultimo libro dello storico, il secondo pubblicato per Adelphi. Nondimanco non è un libro unitario, ma si presenta come una successione di «angolature diverse e parziali» (p. 15) su Machiavelli e Pascal, con l’obiettivo di mettere in rilievo i debiti di entrambi nei confronti di una tradizione filosofica e retorica che, recentemente, ha destato nuovo interesse. La posta in gioco, come sempre nel caso di Ginzburg, è alta, visto che l’influenza della casistica avrebbe ispirato quella «tensione tra norme ed eccezioni» (p. 148) per cui lo stile di Machiavelli è ancora celebre nel mondo. Ma lo statuto costitutivamente frammentario della ricerca rappresenta anche uno dei suoi aspetti più problematici.

A partire da una fase poco nota della vita di Niccolò, quella che precede il 1498, Ginzburg saccheggia il Libro di ricordi di Bernardo, padre dello scrittore, ricostruendo le letture su cui si è formato l’autore del Principe. Il metodo di investigazione tiene assieme ricostruzione delle fonti, contestualizzazione storica e attualizzazione, venendo a comporre un tessuto eterogeneo di riferimenti che gettano nuova luce su autori problematicamente accostati a Machiavelli: Aristotele e San Tommaso su tutti. La singolare capacità di Ginzburg di muoversi fra pagine di autori di secoli e tradizioni diversi gli permette di raggiungere risultati notevoli, come dimostra l’analisi dei Ghiribizzi al Soderini.

I problemi maggiori, però, emergono quando la prospettiva di ricerca si disperde al seguito di piste tortuose fatte di riferimenti e citazioni disposti a spirale: in diversi capitoli la difficoltà sembra trasformarsi in fatica, o, al contrario, complesse orchestrazioni poggiano su intuizioni impossibili da dimostrare. Anche l’opera di Pascal non sempre riesce ad inserirsi nell’impianto complessivo.

I limiti di Nondimanco sono riconducibili a una costante formale rintracciabile nella saggistica contemporanea, dunque permettono di toccare questioni più generali: il libro, infatti, è composto quasi interamente da interventi nati per altre sedi (saggio relazioni) ed è debitore di una riscrittura che gli avrebbe conferito una compattezza necessaria, data la complessità dell’argomento trattato. L’effetto di questa assenza è duplice: da un lato ogni capitolo, per quanto sempre collegato alla casistica, presenta parti assolute, difficilmente riconducibili alla tesi principale; dall’altro, la necessità di concludere ogni volta porta un certo tasso di ripetitività e di parzialità. Manca una riflessione sistematica su autori che pure riemergono costantemente nell’indagine: la storia della Poetica di Aristotele e della sua diffusione fra Quattro e Cinquecento, ad esempio, è essenziale per l’impianto del libro, eppure spesso i particolari su copisti, errori e false vulgate prendono il sopravvento rispetto a una valutazione che permetta di capire quanto la casistica, e, con essa, opere come Discorsi e Principe, ne siano stati influenzati. Sorprende, inoltre, la quasi totale assenza della figura di Savonarola, soprattutto perché Nondimanco rilegge Machiavelli mettendo in risalto le sue fonti teologiche. Senza un impianto compatto, anche una ricerca così seria e affascinante rischia di perdere di vista i suoi obiettivi, riducendosi, talvolta, a insieme di frammenti da Wunderkammer.

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